L’assertività femminile sul posto di lavoro sembra fare la differenza, per le donne, in termini di guadagno e di possibilità di fare carriera.

Ancora oggi, Il mondo del lavoro non garantisce del tutto la parità di genere e, per quanto sia brutto dirlo, le donne non sono trattate come gli uomini.

Da dati ufficiali, come quelli presentati dal “Gender gap report” del World Economic Forum, emerge che, nel mondo attuale, le donne, a parità di competenze con gli uomini:

  • fanno più fatica a fare carriera;
  • guadagnano meno.

Jordan Peterson, psicologo clinico e accademico canadese, afferma che questo dipende da diversi fattori, e cioè che i motivi risiedono in un’equazione con molte variabili. Peterson sostiene che il 5% di queste variabili sia imputabile allo stile comunicativo.

Per fare chiarezza su quanto affermato da Peterson, è utile specificare che, in linea di massima, esistono tre stili comunicativi.

Lo stile “aggressivo”

La comunicazione aggressiva è la comunicazione di chi, sotto stress, tende a “imporre” la propria opinione.

Questo stile comunicativo può prendere diverse forme. Per esempio:

  • alzare la voce;
  • parlare velocemente e ininterrottamente senza lasciare all’altro la possibilità di intervenire;
  • non tenere in considerazione gli argomenti dell’altro;
  • offendere la persona o il suo punto di vista e i suoi argomenti.

Lo stile “passivo”

La comunicazione passiva è la comunicazione di chi, sotto stress, pur di non rischiare di irritare o di offendere l’altro, preferisce “tirarsi indietro” o “addolcire la pillola”.

Quando utilizzi questo stile comunicativo, finisci per evitare il confronto per paura del conflitto.

Ti ritrovi perciò a fare cose come:

  • evitare di dare la tua opinione o il tuo punto di vista;
  • non comunicare i tuoi bisogni ed  esigenze.

Le conseguenze sono deleterie:

  • evitando di affrontare direttamente conversazioni critiche, finisci per “trascinare” situazioni problematiche;
  • inoltre, spesso, se non chiedi nulla ti viene dato.

Lo stile “assertivo”

Lo stile comunicativo “assertivo” è “lo stile comunicativo” per eccellenza e consiste nel:

  • essere disposti a condividere le informazioni, compresi i propri bisogni, esigenze, richieste e opinioni;
  • voler e saper ascoltare;
  • rimanere aperti alla possibilità di rimettere in discussione la propria opinione;
  • essere disposti a trovare una soluzione win-win.

L’assertività al femminile sul posto di lavoro

Peterson sostiene che è dimostrato che le persone con uno stile comunicativo gradevole, cioè le persone compassionevoli e gentili, indipendente dal fatto che siano donne o uomini, tendono, a parità di ruolo, a guadagnare meno e comunque a fare meno carriera.

Peccato, lui dice, che questo stile comunicativo sia più tipico delle donne e questo spiega quindi, almeno in parte, la differenza retributiva e di carriera.

Peterson ipotizza anche che le donne tendano ad essere più “gentili” perché sono programmate ad avere a che fare con i bambini, ma che i comportamenti che funzionano con i bambini non funzionano altrettanto bene in organizzazioni gerarchiche complesse.

Lo studioso evidenzia inoltre che il problema più comune che gli psicoterapeuti si trovano a trattare, a parte l’ansia e la depressione, è l’incapacità di essere assertivi e di farsi valere.

In effetti, spesso accade che, quando sei troppo accondiscendente, gli altri si approfittino di te.  Quando questo accade, ti ritrovi con un vago senso di malessere e risentimento, che inquina le relazioni e i risultati.

L’assertività al femminile

Oggigiorno, stiamo vivendo un momento storico nel quale il mondo del business sembra essersi spostato verso uno stile di guida più “ecologico” e democratico, che tra l’altro, da altre fonti, è descritto come più tipico delle donne.

Perciò, non stiamo dicendo che le donne debbano adottare uno stile di guida o uno stile comunicativo maschile.

L’idea è invece quella che le donne debbano acquisire uno stile comunicativo più assertivo.

Cosa che, come abbiamo già evidenziato, significa solo essere capaci di affermare e sostenere le proprie idee, convinzioni, problemi, bisogni ed esigenze, rimanendo aperte all’ascolto attivo dell’altro, del suo punto di vista, delle sue idee, delle sue convinzioni, problemi, bisogni ed esigenze. 

Si può essere, o imparare a essere, dolci nella forma e fermi nella sostanza, morbidi con le persone e duri con i problemi.

L’assertività si impara

A questo punto la domanda che sorge spontanea è: “Si può imparare a essere assertivi quando il nostro naturale stile comunicativo è arrendevole e consenziente?”.

Riteniamo, come Peterson, che la risposta sia positiva.  Si, si può imparare. 

Per un motivo molto semplice; le persone non sono arrendevoli, ma hanno semplicemente imparato a comportarsi in modo arrendevole, anche grazie a condizionamenti socio-culturali.

E tutto ciò che abbiamo imparato lo possiamo disimparare. Questo non significa disimparare a essere accondiscendenti quando è il caso, ma significa costruire flessibilità, aggiungere un’abilità.

Come fare

Peterson suggerisce che, per poter comunicare in modo assertivo, esistono alcuni pre-requisiti fondamentali, condizioni minime per poter sostenere le proprie ragioni e negoziare per se stessi:

  • devi avere molto chiaro quello che vuoi e perché lo vuoi, definire molto bene i tuoi obiettivi e la tua visione;
  • bisogna che tu abbia una strategia, così da sapere quando non stai ottenendo quello che ti eri proposto di ottenere;
  • devi avere altrettanto chiaro quello che non vuoi.

Come abbiamo già avuto modo di osservare, uno dei motivi per i quali le persone faticano a essere assertive è la paura del conflitto. 

Il conflitto è scomodo nel breve termine, ma evitarlo è ancora più scomodo nel medio e lungo termine e il prezzo che rischi di pagare è davvero altissimo. 

Possiamo però acquisire le abilità che ci consentano di trasformare facilmente un potenziale conflitto in un confronto produttivo. Trattasi di abilità molteplici e diverse, ma complementari. Tra queste, solo a titolo esemplificativo, l’abilità di:

  • gestire le proprie emozioni;
  • creare con gli altri una relazione di reciproco benessere e di fiducia;
  • guidare l’altra persona attraverso domande di precisione; 
  • utilizzare il linguaggio dell’influenza e della persuasione;
  • usare la propria fisiologia e la propria voce in modo da trasferire un senso di sicurezza e pacata determinazione nell’altra persona.

Assertività e Leadership

Tutto questo si traduce in uno stile di guida e di leadership nuovo ed efficace, attuale e coinvolgente, allineato con un modo nuovo e più ecologico di fare business, appoggiato su fondamenta solide, capaci di creare un valore aggiunto sostenibile nel tempo a vantaggio di tutti (Vedi: Le abilità del nuovo leader)

Personalmente, come donna e come imprenditore, ho pagato un prezzo davvero alto per essermi comportata molto a lungo in modo troppo accondiscendente e non sufficientemente assertivo. Poi ho imparato la lezione e, avvalendomi degli strumenti a mia disposizione come trainer di PNL, giorno dopo giorno, ho esercitato l’assertività.

Questo esercizio, non solo ha cambiato i miei risultati, ma anche cambiato il mio modo di sentire e percepire me stessa, rendendomi più determinata e più sicura di me.

Mi ha anche confermato che è possibile essere assertivi mantenendo un approccio più femminile, più tipico di noi donne, e funzionale a uno stile di guida coerente con i principi della nuova leadership, orientata a valorizzare e a far crescere le persone.

Il mio desiderio come persona, e il nostro desiderio come organizzazione, è quello di vedere quante più donne possibili vincere in tutte le dimensioni della propria vita e creare le condizioni per poter esprimere il proprio potenziale.

Paola Velati