Partendo dal presupposto che stiamo parlando di social network per utilizzo lavorativo e non personale e che non intendiamo affrontare il tema della pubblicità sui social, è importante essere consapevoli che ogni social ha un suo pubblico abbastanza specifico, ha le sue regole non scritte, la sua netiquette, i suoi detrattori e le sue ragion d’essere.

Quindi partiamo sempre dalle domande che dovremmo farci prima di qualsiasi azione di marketing, come già detto in un altro articolo (Un colore vale l’altro): «A chi sto parlando?»

O meglio: «A chi voglio parlare?»

Ma se vogliamo essere più specifici: «Chi è il mio cliente ideale?»

Un po’ di dati

Vediamo intanto di che mercato stiamo parlando, così da iniziare ad avere dei criteri solidi su cui basare le nostre future scelte.
Numero di utenti attivi (in migliaia) a livello globale a ottobre 2021:

(Fonte: © Statista)

Ma entriamo più nello specifico del mercato italiano con le piattaforme più utilizzate nel nostro paese in percentuale di utenti di internet tra i 16 e i 64 anni:

  • Facebook: 78,6%
  • Instagram: 71,4%
  • Telegram: 45,3%
  • TikTok: 28,9%
  • Twitter: 28,2%
  • Linkedin: 27,6%
  • Pinterest: 27,6%
  • Snapchat: 9,7%
  • Reddit: 7,6%

(Fonte: © GWI)

Ogni social ha il suo pubblico

Vediamo quindi i dati demografici e il tipo di utilizzo in riferimento ai maggiori social network.

Facebook

  • Numero di utenti attivi mensilmente: 2.7 miliardi
  • Età maggiormente attiva: 25-34 (26.3%)
  • Genere: 44% donne, 56% uomini
  • Tempo speso al giorno: 38 minuti

Instagram

  • Numero di utenti attivi mensilmente: 1 miliardo
  • Età maggiormente attiva: 25-34 (33.1%)
  • Genere: 57% donne, 43% uomini
  • Tempo massimo speso al giorno: 29 minuti

Twitter

  • Numero di utenti attivi giornalmente: 187 milioni
  • Età maggiormente attiva: 30-49 (44%)
  • Genere: 32% donne, 68% uomini
  • Tempo speso al giorno/settimana: 3,53 minuti per sessione

LinkedIn

  • Età maggiormente attiva: 46-55
  • Genere: 51% uomini, 49% donne
  • 63% degli utenti effettua un accesso al mese, mentre il 22% accede settimanalmente

Pinterest

  • Numero di utenti attivi mensilmente: 400+ milioni
  • Età maggiormente attiva: 30-49
  • Genere: 78% donne, 22% uomini
  • Tempo speso al giorno: 14.2 minuti

TikTok

  • Numero di utenti attivi mensilmente: 100 milioni
  • Età maggiormente attiva: 18-24
  • Genere: 59% donne, 41% uomini
  • Tempo speso al giorno: 45+ minuti

Snapchat

  • Numero di utenti attivi mensilmente: 265 milioni
  • Età maggiormente attiva: 13-34 (75%)
  • Genere: 58% donne, 40% uomini
  • Tempo speso al giorno: 26 minuti

YouTube

  • Numero di utenti attivi mensilmente: 2 miliardi
  • Età maggiormente attiva: 15-25
  • Genere: Il 72% di tutti gli utenti Internet si di sesso femminile che maschile
  • Tempo speso al giorno: 41,9 minuti tra gli spettatori dai 18 anni in su

Ogni social ha la sua netiquette

La netiquette è una parola macedonia che unisce il vocabolo inglese network (rete) e quello francese etiquette (buona educazione).

È un insieme di regole informali che disciplinano il buon comportamento di un utente sul web di Internet, specie nel rapportarsi agli altri utenti attraverso risorse come newsgroup, mailing list, forum, blog, reti sociali o e-mail in genere.

Il rispetto della netiquette non è imposto da alcuna legge, ma sotto un aspetto giuridico, la netiquette è spesso richiamata nei contratti di fornitura di servizi di accesso da parte dei provider.

 

Wikipedia

Facciamo qualche esempio per risultare più chiari e diretti…

Le foto delle nostre vacanze sulla neve pubblicate su Linkedin, se noi fossimo un direttore HR, non rispettano la netiquette di un social network che viene considerato “professionale”, cioè dedicato a professionisti che si scambiano informazioni inerenti il loro lavoro e i loro ambiti di competenza.

Se invece fossimo un oculista, video del filmato del nostro ultimo intervento di sostituzione del cristallino in un paziente under 75 anni non sarebbe esattamente rispettoso della netiquette di Facebook, e neanche del buon gusto in generale.

E nel caso in cui fossimo un commercialista, dovremmo prestare attenzione al fatto che gli standard dei video pubblicati su tutti i social ormai prevedono, come minimo, l’utilizzo di luci adeguate e di un microfono che permetta di sentire quello che viene detto meglio di quanto si sentano i rumori di fondo.

E gli esempi potrebbero essere mille, sbagliamo soprattutto quando sovrapponiamo il privato al professionale e quando sottovalutiamo l’importanza e la potenziale “ridondanza” di ciò che facciamo sui social.

Nessun “diritto all’oblio”

Teniamo sempre presente che tutto quello che pubblichiamo in rete resterà lì, praticamente, per sempre a disposizione di chi vorrà trovarlo o di chi ci incapperà per caso, solitamente nel momento meno opportuno.

Per esempio la nostra foto da ubriachi al matrimonio del nostro migliore amico di 6 anni fa “comparirà magicamente” sul browser del direttore del personale che sta valutando il nostro CV per un ruolo di responsabilità in una sobrissima azienda padronale…

Detto questo, esistono esempi, e sistemi, basati sul “rompere le regole” di un determinato social e quindi riuscire a fare della comunicazione disrupting.

Rompere le regole

Il primo che ci viene in mente, e di cui abbiamo parlato qualche anno fa in un altro articolo, riguarda una dentista americana balzata agli onori della cronaca per i motivetti musicali, con tema l’igiene orale, ballati e cantati da lei e il suo staff e postati sui social.

È normale per un dentista cantare e ballare sui social? Ormai sì! Ma all’epoca ho sentito molti colleghi della dottoressa parlare di poca professionalità o, addirittura, scarsa dignità…

Certamente molti bambini abbiano imparato qualcosa da quelle canzoncine e, sicuramente, molti potenziali paziente hanno conosciuto lo studio dentistico della dottoressa grazie a questa, inconsapevolmente geniale, trovata.

Ma c’è di più, non solo l’hanno conosciuto, ma si sono immediatamente fatti un’idea su che tipo di approccio potevano trovarci, sul fatto che lì si trattavano bambini, che si prestava particolare attenzione alla prevenzione, che l’atmosfera era divertente e rilassata, che lo staff era accogliente e via dicendo…

Non male per qualche pausa pranzo passata a riprendersi…

…quindi???

Quindi, come sempre, dovremo fare delle scelte e questa attività presuppone che prima vengano fatte delle riflessioni, magari partendo da alcune domande.

La prima l’abbiamo già detta, ma meglio ripeterla: «Chi è il mio cliente ideale?»

Passiamo poi a chiederci: «Quale prodotto/servizio sto promuovendo?»

«Dove posso trovare le persone che mi interessano (ricorda la prima domanda) e che siano interessate al mio prodotto/servizio?»

«Come posso “parlare” a queste persone?»

«Con quale strumento (testo, foto, video)?»

«Quanto posso investire (tempo, denaro, risorse) per produrre i materiali da pubblicare su questo/i social?»

Una volta trovate le risposte a tutte queste domande e stabilito un tempo nel quale testare le nostre teorie, dovremo poi passare a una fase di analisi dei risultati, ma questa è tutta un’altra storia e, magari l’affronteremo specificatamente in un’altro articolo.

Gualtiero Tronconi