Forse non sai che buona parte del nostro pensare e ricordare avviene per immagini, proprio come se avessimo un “Google Immagini” in testa.

Alcuni sono più veloci e più abili nel vederle in maniera conscia, altri fanno più fatica e scoprono questa peculiarità, per esempio, quando incontrano varie forme di meditazione.

Altri proprio non possono vederle a causa di un fenomeno chiamato Afantasia.

Si tratta di un deficit, nel più dei casi congenito o derivante da traumi celebrali, che causa in chi ne soffre l’incapacità di visualizzare consciamente immagini nella propria testa

Per fare un piccolo test:

  • Immagina la casa dove sei nato, di che colore erano le pareti, com’era il portone?
  • Riporta alla mente il volto del tuo collega X, di che colore ha gli occhi?

Ora immagina, quanta parte dei tuoi ricordi o della tua immaginazione perderesti se fossi afflitto da questo problema?

Quanto sono importanti le immagini, nella tua testa e fuori da essa, per te?

Quanta parte della comunicazione che recepiamo/subiamo arriva a noi in forma di immagini e quanto siamo in grado di decodificare queste immagini?

Immagini bugiarde

In realtà poco, spesso siamo “vittime” delle immagini che ci vengono poste davanti, che si tratti di pubblicità, copertine di una rivista, fotografie su un giornale.

E, ancora peggio, spesso riteniamo che una foto sia la migliore fonte di informazioni possibile, oggettiva e scevra da interpretazioni, se lo vedo è così!!!

Nulla di più sbagliato, come tutto il resto della comunicazione, anche quella visiva è soggetta a interpretazioni, manipolazioni, utilizzi distorti e “fake news”.

L’oggettività non esiste

Per portare questa consapevolezza su un piano comprensibile a tutti basti fare un esempio.

Ci sono due persone, una alta due metri e una alta un metro e cinquanta.

Entrambe scattano con la stessa macchina fotografica e le medesime impostazioni una foto a un oggetto…

La sola differenza di altezza tra le due persone porterà a un cambio di inquadratura e quindi a un cambio di prospettiva e, di conseguenza, a un probabile cambio di interpretazione della foto da parte dell’osservatore.

Cinquanta centimetri possono fare una grossa differenza sul nostro modo di leggere una foto e quindi di trarne informazioni.

Linguaggio visivo (e non solo)

Quello delle immagini è un linguaggio, con moltissime affinità con quello delle parole o quello della musica, come quest’ultimo ha la capacità di scavalcare alcuni dei nostri filtri della mente conscia e impattare direttamente sull’inconscio.

Imparare a gestire questo linguaggio può fare una grande differenza sulle nostra abilità comunicative, sia come “emittenti” che come “riceventi”, dotandoci di un’ulteriore strumento al servizio di ciò che vogliamo comunicare.

Gualtiero Tronconi