L’imprenditorialità femminile è un tema estremamente attuale e troppo spesso sottovaluto, un tema che, sia come donna che come imprenditore, mi è molto caro.
È un tema importante perché comprendere l’evoluzione dell’imprenditorialità femminile, le sue potenzialità, le barriere sociali che ne ostacolano la crescita e le sfide attuali, può essere utile alle donne imprenditrici e potenziali imprenditrici.
La posizione delle donne nel mondo
La storia delle donne, e della loro “posizione” o ruolo nel mondo, è un argomento vasto ed estremamente complesso, che è ben difficile sintetizzare in poche righe.
Un riassunto sintetico ma esaustivo è offerto da “la Repubblica@scuola” nell’articolo: “Il ruolo della donna nella società nel passato e nel presente”.
Come è noto, in linea generale, il potere politico ed economico è sempre stato prerogativa maschile. Tuttavia, vi sono state culture nelle quali le donne hanno rivestito, almeno in una certa misura, posizioni di dominio. Andiamo a vedere qual era la posizione della donna in alcune delle più importanti culture antiche.
La donna nell’antico Giappone
Per esempio, nell’antico Giappone vi furono imperatrici donne, ma il loro potere sembra essere stato una sorta di “potere di second’ordine” rispetto a quello maschile.
A tal proposito, Wikipedia scrive:
Ci furono otto sovrani di sesso femminile (sei imperatori femmine di cui due che regnarono due volte) nella storia antica del Giappone tra il 593 e il 770, e altri due nel periodo moderno (Periodo Edo).
Anche se ci furono otto imperatrici regnanti, i loro successori furono spesso scelti tra i maschi della stirpe imperiale paterna, motivo per cui alcuni studiosi conservatori sostengono che i regni delle donne erano temporanei e che solo la tradizione maschile di successione doveva essere mantenuta.
Dopo molti secoli, i regni femminili arrivarono a essere ufficialmente vietati solo quando la legge della casa imperiale fu emanata nel 1889 accanto alla nuova Costituzione Meiji.
La donna nell’antico Egitto
La grande consorte reale era considerata una vera e propria divinità e questo lo si capisce dagli attributi che la identificano: corone, simboli di potere e titoli regali.
Fin dalla I dinastia, e siamo nel 3000 a.C., incontriamo donne ai vertici del potere come la principessa Merneith o più avanti, durante la XII dinastia (circa 1938 – 1755 a.C.) la regina Neferusobek che addirittura assurse al titolo di faraone.
Altre donne di questo potere sono certamente più famose come ad esempio Hatshepsut, Nefertiti e Cleopatra VII.
Questi esempi, e ce ne sarebbero altri, fanno subito capire l’importanza dell’elemento femminile all’interno dell’esercizio del potere regale faraonico.
La funzione della regina, infatti, era fondamentale per completare quella del faraone. Il potere divino maschile per essere completo aveva bisogno della controparte femminile.
Fonte: Fondazione Vignola
La donna nell’antica Roma
Le cose andavano diversamente nell’antica Roma:
In età arcaica e repubblicana il posto riservato alla donna era quello della domus; doveva quindi occuparsi prevalentemente delle mansioni domestiche e della formazione dei figli é […]
Educata ai valori del pudore, della modestia e della riservatezza, in genere la donna romana andava in sposa molto giovane, per lo più a un uomo scelto dalla famiglia […]
La donna romana viveva dunque in condizione di inferiorità rispetto all’uomo, da cui finiva per dipendere. Dipendeva quindi dal padre e dal marito, ma anche dal fratello o dal figlio maggiore se fosse rimasta vedova. In caso di adulterio, il marito poteva decidere della sua vita.
La donna nell’antica grecia
Non molto meglio nell’antica Grecia:
La condizione e lo status sociale della donna nell’antica Grecia è variabile da polis a polis.
Esistono dei casi documentati riguardanti donne che a Delfi, Gortina, Megara e Sparta avevano la facoltà di possedere anche vasti appezzamenti terrieri, il che costituiva la più prestigiosa forma di proprietà privata dell’epoca […]
Aristotele, nella sua Politica, definisce la cittadinanza come la capacità di partecipare al potere politico; le donne, alla stessa maniera degli stranieri e degli schiavi, rimasero sempre lontanissime dalla possibilità di accedere a una qualsivoglia forma di potere politico: non ebbero mai, pertanto, l’occasione di diventare dei veri e propri cittadini.
Tranne rarissime eccezioni, si è dovuto attendere fino al periodo ellenistico per vedere grandi figure femminili emergere nel mondo greco (al di fuori di quelle appartenenti per diritto alla mitologia greca), a esempio regine come Berenice II, Arsinoe II e Cleopatra VII.
Fonte: Wikipedia
La prima “ondata”
Il termine “prima ondata” venne coniato nel marzo 1968 dalla giornalista Martha Weinman Lear sul The New York Times Magazine, la quale utilizzò contemporaneamente anche il termine di “seconda ondata femminista” per riferirsi agli eventi a lei contemporane
La “prima ondata” si riferisce ai primi fermenti di rivolta nel mondo femminile rispetto alla condizione della donna nella società occidentale e in particolare al diritto di voto.
Fermenti che si verificarono in un periodo storico compreso tra la metà del ‘800 e l’inizio del ‘900.
La prima volta che le donne fecero sentire la propria voce collettiva fu alla Women’s Right Convention che si tenne nel 1848 a Seneca Falls (detta anche: Seneca Falls Convention), il cui scopo era quello “discutere la condizione e i diritti sociali, civili e religiosi della donna”.
Durante detta Convenzione, le leader del movimento femmisista ancora in embrione redassero la “Declaration of Sentiments”, conosciuta anche come “Declaration of Rights and Sentiments”. Si tratta di un documento il cui scopo è quello di denunciare la condizione femminile e di promuovere l’uguaglianza tra i sessi.
Infatti la “Dichiarazione dei Sentimenti” denunciò il fatto che le donne avevano subito uno stato di vera e propria schiavitù per secoli:
Non le ha mai permesso di esercitare il suo diritto inalienabile alla franchigia elettiva. L’ha costretta a sottomettersi a leggi, nella cui formazione ella non aveva voce. Le ha negato i diritti che sono dati agli uomini più ignoranti e degradati, sia nativi che stranieri. Avendola privata di questo primo diritto di cittadinanza, la franchigia elettiva, lasciandola così senza rappresentanza nelle aule legislative, l’ha oppressa da tutte le parti. L’ha resa, se sposata, agli occhi della legge, civilmente morta. Le ha tolto tutti i diritti di proprietà, anche il salario che guadagna.
Le prime associazioni
Negli ultimi anni del XIX secolo la voce delle donne continuò a farsi sentire:
- In America le donne si organizzarono in due differenti associazioni intorno al 1869: la “American Woman Suffrage Association” e la “Nationa Woman Suffrage Association“;
- nel 1866, Undicesima Convenzione nazionale sui diritti della donna, nacque l’American Equal Rights Association, organizzazione che nata per “garantire la parità di diritti a tutti i cittadini americani, in particolare il diritto di suffragio, indipendentemente da razza, colore o sesso”;
- in Francia, nel 1878, in occasione dell’Esposizione Universale, si tenne il primo Congresso Internazionale dei Diritti della Donna, al quale parteciparono donne rappresentanti di moltissimi paesi;
- in Inghilterra, tra il 1886 e il 1887, fu fondata la Women’s Liberal Federation.
La “rivoluzione” del XX secolo
Il ventesimo secolo rappresenta un drastico cambiamento della donna nel mondo del lavoro e, allo stesso tempo, la nascita ufficiale dell’imprenditoria femminile:
Infatti, secondo Blaszczyk, storico Polacco:
- le donne iniziarono a entrare nel mondo del lavoro in modo significativo durante la seconda guerra mondiale (1939-1945);
- sempre nello stesso periodo storico, diverse donne si arruolarono nell’esercito, portando alla fondazione del Corpo ausiliario dell’esercito femminile nel 1942.
La seconda ondata
La seconda ondata del movimento delle donne si sviluppa sempre negli Stati Uniti tra gli anni ’60 e gli anni ’80, per poi diffondersi in tutti gli altri paesi occidentali.
Mentre la prima ondata era concentrata primariamente sul diritto di voto, questa volta il dibattito si allarga a molti altri temi quali il lavoro, la sessualità, l’aborto, la famiglia, il divorzio.
Le primissime donne imprenditrici
Già nel diciottesimo e diciannovesimo secolo esistono esempi di donne che hanno gestito o addirittura sviluppato in prima persona imprese di diverso tipo. Ecco qualche esempio famoso:
- Eliza Lucas Pinckney (1722-1793) già all’età di sedici anni si trovò a gestire le piantagioni di famiglia in South Carolina. È famosa perché riuscì a coltivare l’indaco e a trasformarlo in una tintura che veniva utilizzata per tingere i tessuti negli stabilimenti inglesi. Nel 1775, la Carolina del Sud esportava oltre 1 milione di libbre di indaco all’anno, con un valore attuale di oltre $ 30 milioni.
- Mary Katherine Goddard (1738-1816), fu editore del Maryland Journal per ben 10 anni mentre rivestiva anche il ruolo di direttrice delle poste di Baltimora. Probabilmente fu la prima dipendente donna del governo degli Stati Uniti. Famosa per aver stampato la Dichiarazione d’Indipendenza.
Tra fine ‘800 e i primi del ‘900
- Madam C. J. Walker (1867 – 1919), sulla quale trovi un articolo in questo stesso Blog, imprenditrice e attivista afroamericana, è diventata famosa per la sua linea di prodotti per la cura dei capelli ricci e crespi delle donne di colore;
- Gabrielle Bonheur Chanel (1883 – 1971), universalmente nota come Coco Chanel, la stilista francese che nel 1909 ha fondato Chanel. Un’imprenditrice così innovativa che la rivista Time l’ha dichiarata una delle persone più influenti del 20° secolo.
L’imprenditoria femminile nel XX secolo
- Estée Luader: (1908-2004), di umili origini, figlia di immigrati Ungheresi, lavorò nel negozio di ferramenta di suo padre e nel laboratorio di prodotti per la cura della pelle di suo zio. Mentre continuava a perfezionare le creme di suo zio, cominciò a dare dimostrazioni gratuite nei saloni, negli hotel e per strada. Infatti, è famosa per aver inventato un’innovativa tecnica di vendita chiamata “talk and touch”, che consiste appunto nel far provare direttamente i prodotti alle potenziali clienti. Nel 1946 creò ufficialmente la sua azienda, destinata, come è noto, a un enorme successo internazionale.
- Brownie Wise (1913 – 1992), una commessa americana responsabile della popolarità e del successo del marchio americano Tupperwar. Brownie Wise sviluppò infatti un sistema di marketing innovativo, noto come “Party Plan”. Party Plan consisteva nell’ospitare un evento sociale durante durante il quale veniva presentato un prodotto. Metodo di vendita che si dimostrò molto efficace, tanto è vero che nel 1954 ventimila donne appartenevano alla rete di rivenditori di Tupperware. La Wise, nel 1951, divenne presidente del Tupperware Home Parties.
- Joyce Chen (1917-1994), chef, ristoratore, autrice, personalità televisiva e, non ultimo, imprenditore. È conosciuta come la Julia Child cinese. Però, qualcuno dice che forse Julia Child dovrebbe essere descritta come la Joyce Chen americana. Nacque a Pechino in una famiglia facoltosa che durante la rivoluzione comunista immigrò in Massachusetts. Imparò a cucinare dallo chef di famiglia e nel 1958 aprì il suo primo ristorante. Partecipò a uno show di cucina della PBS e creò infine un proprio marchio di pentole che ebbe grande successo.