Studiosi dell’Istituto di Ricerca di Scienze Sociali dell’Università di Stanford hanno condotto una ricerca che esamina come si formano legami significativi.

È possibile “connettersi” con qualcuno in soli quattro minuti?
Questa è la domanda al centro della loro ricerca.

Il protocollo

Dan McFarland, sociologo, e Dan Jurafsky, linguista computazionale, hanno analizzato le conversazioni di coppie eterosessuali durante incontri di “Speed dating” per scoprire perché alcune persone sentivano un senso di connessione dopo l’incontro e altri no.

I partecipanti allo studio erano studenti laureati a Stanford, e indossavano dispositivi di registrazione audio durante gli incontri.

Gli incontri duravano quattro minuti ciascuno e, una volta conclusi, i partecipanti compilavano una scheda di valutazione.

In questa scheda di valutazione, ai partecipanti veniva anche chiesto se avrebbero voluto uscire per un vero appuntamento con la persona. Se entrambe le parti rispondevano affermativamente, l’appuntamento avrebbe avuto luogo.

Ai fini di questo studio, i partecipanti hanno anche compilato dei sondaggi prima e dopo l’incontro. Gli incontri sono stati trascritti ed è stato utilizzato un software per analizzare le parole e i dialoghi, per vedere se qualche caratteristica del linguaggio potesse corrispondere alla segnalazione dei partecipanti di provare un senso di connessione per l’altro.

I risultati dello studio

I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati nell’articolo “Making the Connection: legame sociale nelle situazioni Corteggiamento“, pubblicato sull’American Journal of Sociology.

McFarland dice:

«Volevamo arrivare a ciò che è l’essenza della connessione, ciò fa sì che le persone si sentano connesse. Una delle caratteristiche fondamentali di una comunità, di un social network o di un rapporto, è la percezione che è significativo, che ci sia un qualche tipo di forza dietro il rapporto. Volevamo vedere se c’è qualcosa circa l’interazione che conta o è davvero solo il mio aspetto, quello che faccio, quello che la mia motivazione è.

Eravamo alla ricerca di comportamenti di interazione o di caratteristiche del linguaggio capaci di influenzare la relazione, il come le persone si sentono una nei confronti dell’altra.
C’è una grande incertezza sul significato dei segnali che inviamo ad altre persone, e come questi influenzino il crearsi di connessioni interpersonali».

McFarland sostiene che gran parte della letteratura sui legami sociali identifica nelle caratteristiche (tratti, status, attributi, motivazione, esperienze) i motivi per i quali le persone si connettono, ma sostiene anche che queste spiegazioni ignorano o minimizzano il ruolo della comunicazione.

La loro analisi di quasi 1.000 incontri ha trovato che le parole, in effetti, hanno importanza.

Come vengono consegnate le parole, quando e per quanto tempo, sono tutti fattori che influenzano il come le persone si sentono l’uno verso l’altro e se si sentono attratti uno dall’altro.

Lo studio ha rilevato che l’incontro di quattro minuti, è stato un tempo sufficiente a creare un rapporto significativo.

Differenze di genere

Le partecipanti femminili hanno riportato tassi più bassi di casi di attrazione di quanto sia avvenuto per gli uomini, suggerendo che le donne sono più selettive.

Le donne hanno riferito un senso di connessione per gli uomini che:

• hanno usato un linguaggio di apprezzamento (“Questo è fantastico” o “Buon per te”)
• hanno manifestato simpatia e comprensione (“Deve essere dura per te”).

Le donne hanno inoltre riferito attrazione per i partner che le interrompevano, non per reindirizzare la conversazione, ma per dimostrare comprensione e coinvolgimento, per esempio, terminando una frase o aggiungendo contenuti. Mentre l’interruzione potrebbe essere vista quindi come positiva, porre un sacco di domande tende ad avere un risultato negativo.

«Le donne sembrano sentirsi disconnesse quando devono porre domande agli uomini, o quando gli uomini pongono loro troppe domande», ha scritto il giornale.

Le donne al centro…

Questo dipende anche dal fatto che le domande sono state utilizzate dalle donne per vivacizzare una conversazione stentata e dagli uomini che non avevano niente da dire. Entrambi i sessi hanno riferito di provare attrazione quando la conversazione verteva sulla donna della coppia.

A questo proposito McFarland fa notare che:

«Si potrebbe dire che gli uomini sono egocentrici e che le donne cercano sempre di compiacere gli uomini.

Questo potrebbe far pensare che l’incontro vada bene se si parla del ragazzo, ma si scopre che non è proprio vero, anzi, è esattamente il contrario: questa è una situazione di vita in cui le donne hanno il potere, sono le donne a decidere.

Così conversare parlando della persona “al potere” è una strategia ragionevole per ottenere una sensazione di connessione.

Secondo le valutazioni dei partecipanti, gli incontri di successo sono stati quelli nei quali le donne sono il punto centrale della conversazione e gli uomini hanno dimostrato allineamento e comprensione per la compagna».

Anche le storie condivise hanno procurato un profondo senso di connessione. Come ben sanno coloro che si occupano di PNL, il cervello umano impara notando le differenze, ma ama quello che è uguale. È abbastanza naturale quindi che la condivisione di storie o esperienze simili, generi un senso di connessione.

I ricercatori hanno notato che, più i partecipanti hanno manifestato incertezza rispetto alla persona nel momento della scelta del partner dell’incontro, più hanno poi riferito di aver avuto una esperienza di connessione.

Conclusioni

Questo suggerisce che la comunicazione può cambiare le impressioni e i sentimenti verso un’altra persona e rompere l’associazione con i tratti caratteristici della persona stessa (aspetto, abbigliamento, etc).

Studi ulteriori potrebbero esplorare le transizioni ad altri stadi, come ad esempio il matrimonio.

Paola Velati