Il sonno nella società moderna

Dormire poco, o comunque non abbastanza, è un comportamento sempre più diffuso nella società moderna.

Secondo il National Institutes for Health tra i 50 e i 70 milioni di persone non dormono abbastanza.

Secondo il CDC (Centers for disease control and prevention)  il 40% degli adulti americani dorme meno delle sette ore raccomandate dalla American Academy of Sleep Medicine and the National Sleep Foundation.

Le cause sono molteplici.

Solo per nominarne qualcuna:

  • l’abitudine di “navigare” in rete; dai social network alla costante disponibilità e accessibilità a programmi di intrattenimento, come Netflix, Amazon Prime, Ted,etc.;
  • la possibilità di fare “vita sociale”, grazie a locali aperti fino a tarda notte;
  • impegni di studio o di lavoro; molte persone trascurano il sonno per poter far fronte a impegni sempre più incalzanti;
  • turni di lavoro lunghi o notturni;
  • viaggi frequenti con cambiamento del fuso orario;
  • il consumo di sostanza stimolanti come il caffè o bibite energetiche;
  • l’insorgenza di stati di stress cronico.

Poco sonno uguale più grasso

Uno studio condotto dai ricercatori della Mayo Clinic, dimostra che l’insufficienza di sonno combinata al libero accesso al cibo, aumenta il consumo calorico e di conseguenza l’accumulo di grasso, e in modo particolare del grasso addominale viscerale.

Il grasso viscerale è il grasso che si deposita all’interno della cavità addominale tra gli organi interni ed è particolarmente pericoloso in quanto legato a malattie cardiache e metaboliche.

Virend Somers, MD, Ph.D., Professore di Medicina Cardiovascolare e ricercatore principale dello studio, afferma: «Normalmente il grasso si deposita preferenzialmente per via sottocutanea o sotto la pelle. Tuttavia, il sonno inadeguato sembra reindirizzare il grasso al compartimento viscerale più pericoloso».

La ricerca

I ricercatori della Mayo Clinic hanno svolto la loro ricerca su 12 soggetti sani e non obesi.

Questi soggetti hanno trascorso una sessione di 21 giorni in regime di ricovero, tre mesi di pausa e un’altra sessione di 21 giorni sempre in regime di ricovero.

I soggetti dello studio sono stati divisi in due gruppi:

  • un primo gruppo è stato sottoposto a deprivazione di sonno
  • il secondo gruppo, che aveva la funzione di “gruppo di controllo” è stato sottoposto a un regime di sonno “normale” o “libero”.

Nelle due sessioni i gruppi sono stati invertiti: le persone che durante la prima sessione erano parte del gruppo sottoposto a deprivazione di sonno, nella seconda sessione hanno fatto parte del gruppo di controllo e vice versa.

I primi quattro giorni sono stati un periodo di acclimatamento durante il quale a tutti i partecipanti sono state concesse nove ore a letto per dormire.

Per le due settimane successive, al gruppo del sonno limitato sono state concesse quattro ore di sonno mentre il gruppo di controllo ha potuto dormire nove ore.

Alle due settimane centrali dell’esperimento, sono seguiti tre giorni e tre notti di recupero con nove ore di sonno per entrambi i gruppi.

Entrambi i gruppi, per tutta la durata dello studio, hanno potuto liberamente scegliere la propria dieta e hanno avuto libero accesso al cibo.

Le misurazioni della ricerca

I ricercatori hanno misurato e monitorato il peso e la composizione corporea, la distribuzione del grasso, compreso il grasso viscerale, l’assunzione di energia e il dispendio energetico, oltre ad altri marcatori.

Come è facile immaginare, le persone, durante le più lunghe ore di veglia, tendono a mangiare di più, senza per questo aumentare l’attività fisica.

Durante la fase di restrizione del sonno i partecipanti hanno infatti consumato oltre 300 calorie in più al giorno, rispetto alla fase di acclimatazione.

L’aumento di consumo di calorie è stato più alto nei primi giorni di privazione del sonno e poi si è ridotto gradualmente ai livelli iniziali durante il periodo di recupero, mentre la spesa energetica è rimasta per lo più la stessa per tutto il tempo.

Delle 300 calorie consumate in eccesso, i partecipanti hanno consumato circa il 13% in più di proteine e il 17% in più di grassi.

I risultati dell’esperimento

I risultati della ricerca mostrano che il sonno insufficiente, anche in soggetti giovani, sani e relativamente magri, è associato a:

  • un aumento dell’apporto calorico,
  • un piccolo aumento del peso “generale”
  • un aumento significativo dell’accumulo di grasso viscerale.

La deprivazione di sonno ha portato infatti a un aumento del 9% dell’area grassa addominale totale e dell’11% del grasso viscerale, rendendo definitivamente vera la frase “Poco sonno uguale più grasso“.

Sembra quindi che la mancanza di sonno “reindirizzi” il grasso al compartimento viscerale, trasformandolo così in grasso più pericoloso.

I ricercatori affermano che l’accumulo di grasso viscerale è stato rilevato dalla TAC e che, se non fosse stato per questo esame, sarebbe “sfuggito” alla loro attenzione, soprattutto perché l’aumento di peso era piuttosto modesto.

I ricercatori hanno anche sottolineato che, sebbene durante il sonno di recupero si sia verificata una diminuzione dell’apporto calorico e del peso, il grasso viscerale ha continuato ad aumentare.

Il dottor Somers afferma: «Ciò suggerisce che un sonno inadeguato è un fattore scatenante precedentemente non riconosciuto per la deposizione di grasso viscerale e che il sonno di recupero, almeno a breve termine, non inverte l’accumulo di grasso viscerale. A lungo termine, questi risultati implicano che un sonno inadeguato contribuisca alle epidemie di obesità, malattie cardiovascolari e metaboliche».

Paola Velati