Tutti lo abbiamo pensato, sopratutto dopo due lunghi anni passati tra lock-down, distanziamento sociale, chiusure di locali, cinema, teatri, palestre e quant’altro: stare a casa aumenta i sintomi depressivi.

La depressione è. inoltre un tema che ci sta particolarmente a cuore, visto la diffusione tra le persone, e gli effetti drammatici che ha sulla loro vita.

Abbiamo infatti spesso parlato in queste “pagine” di nuove sperimentazioni (Insieme per battere la depressione) e studi (Sintomi depressivi e rischio di ictus) riguardanti questo argomento.

Il Progetto RADAR-CNS

Oggi, voglio raccontarvi di un nuovo progetto interessante e innovativo, perché studia come le nuove tecnologie possono aiutarci a misurare e a prevedere gli esiti clinici di situazioni come la depressione, la sclerosi multipla e l’epilessia.

Lo scopo dei ricercatori è quello di trasformare le modalità di cura del paziente attraverso la valutazione e il monitoraggio di dati raccolti in modalità remota, utilizzando dispositivi che le persone possono indossare o portare con sé, come smartphone o fitness tracker. 

Il progetto si chiama RADAR-CNS, acronimo che sta per: “Assessment of Disease and Relapse – Central Nervous System”, e che in Italiano significa: “Valutazione di Malattia e Recidiva – Sistema Nervoso Centrale”.

Il progetto RADAR-CNS è un programma di ricerca svolto in collaborazione con 22 organizzazioni presenti in tutta Europa e negli Stati Uniti. Organizzazioni come il King’s College, la University of Nottingham, l’Università degli studi di Bergamo, l’ospedale San Raffaele di Milano e molte altre.

Inoltre, il progetto riunisce esperti di diversi settori:

  • medicina e servizi sanitari
  • ingegneria
  • informatica
  • tecnologia dell’informazione
  • analisi dei dati

La depressione

La depressione, come tutti sappiamo, è uno stato caratterizzato da dialogo interno negativo, umore triste e a volte irritabile, accompagnato da cambiamenti fisiologici e cognitivi.

Uno stato depressivo può essere innescato da un evento della vita, o derivare da stress, ma può anche accadere senza un’apparente causa specifica.

Esistono diversi “tipi” di depressione, il più grave dei quali è il cosiddetto “disturbo depressivo maggiore” o MDD (Major Depressive Disorder).

Le persone affette da MDD vivono un senso di disperazione che sembra essere permanente e pervasivo e che può influenzare il modo in cui le persone mangiano, dormono, agiscono.

Questo tipo di depressione colpisce il 7% degli adulti in Europa, circa 30 milioni di persone e circa 264 milioni di persone al mondo (Wittchen 2011).

Il Progetto RADAR-CNS e la depressione

Il progetto RADAR-CNS si focalizza sul MDD (Major Depressive Disorder).

Lo studio relativo alla depressione (JMIR Pubblications)  ha coinvolto 164 persone affette da MDD e i ricercatori hanno raccolto due tipi di dati su queste persone:

  • dati di geolocalizzazione, raccolti grazie a smartphone o altri dispositivi
  • le risposte dei partecipanti a questionari

Lo studio dimostra che nelle persone con diagnosi di MDD stare a casa aumenta i sintomi depressivi.

Ulteriori analisi hanno rivelato che coloro che erano più anziani e più gravemente colpiti dalla depressione avevano trascorso più tempo a casa.

Dimostra inoltre che l’associazione tra il tempo trascorso a casa e la gravità dei sintomi è più forte nei giorni feriali rispetto ai fine settimana.

«I nostri risultati hanno mostrato che l’età e il fatto che una persona sia occupata influenza la forza dell’associazione tra la gravità dei sintomi della MDD e la permanenza a casa».

Insomma, per dirlo in modo semplice, sembra che più stai a casa e più ti deprimi, ma anche che più ti deprimi e più stai a casa.

Allo stesso modo, sembra che, più sei occupato e meno ti deprimi, meno sei occupato e più ti deprimi.

Sembra quindi che l’antidoto più semplice alla depressione sia quello di tenersi occupati, coltivare relazioni sociali e uscire di casa, cambiare ambiente, esplorare il mondo.

Paola Velati