Dopo aver visto In un articolo precedente la Storia dell’imprenditorialità femminile, analizziamo qui la situazione attuale e le prospettive dell’imprenditorialità femminle.

Questo tema è rilevante per l’economia in generale. Infatti già Schumpeter agli inizi del ‘900 sosteneva che l’imprenditorialità guida lo sviluppo economico e la crescita. Stando a ciò, la funzione imprenditoriale risulta essere fondamentale per stimolare il dinamismo economico. Perciò lo sviluppo del potenziale, non ancora del tutto espresso, dell’imprenditorialità femminile andrebbe a rafforzare la società alle sue fondamenta.

Non ultimo, nei paesi a basso reddito, l’imprenditoria femminile è una risorsa imprescindibile. A questo proposito, riporto i dati riferiti dalla World Bank in un articolo pubblicato sul World Bank Blogs:

Perché dovremmo preoccuparci dell’imprenditoria femminile?

Nei paesi a basso reddito, lavorare come dipendente è l’eccezione, non la norma per uomini e donne.

Solo il 7% delle donne dai 15 anni in su è impiegato come lavoratore salariato nei paesi a basso reddito, rispetto al 18% degli uomini (questo include i lavori del settore pubblico e privato come dipendenti, formali e informali).

L’imprenditoria femminile (e il lavoro autonomo, in generale) – lavorare senza un capo, sia in micro, piccole, medie e grandi imprese – diventa di conseguenza un veicolo importante per l’empowerment delle donne.

La situazione attuale

Secondo i dati riportati dal World Bank Blogs la situazione attuale delle donne nel mondo del lavoro è la seguente.

Lavoro dipendente

Nei paesi a basso reddito, lavorare come dipendente è l’eccezione, sia per gli uomini che per donne. Tuttavia, solo il 7% delle donne dai 15 anni in su sono impiegate come lavoratrici salariate rispetto al 18% degli uomini. Queste percentuali includono tanto il settore pubblico quanto il settore privato. Più nel dettaglio:

Imprenditorialità femminile

A livello globale, solo 1 piccola, media e grande impresa su 3 è di proprietà di donne.

Questo tasso varia tra regioni diverse:

  • da un minimo del 18% in Asia meridionale a un massimo del 50% in America Latina e Caraibi.
  • nell’Asia orientale e nel Pacifico, la Corea del Sud ha il tasso più basso di donne imprenditrici, con solo il 19% delle aziende, e gli Stati Federati di Micronesia hanno il più alto, con l’87% di aziende di proprietà di donne.
  • allo stesso modo, in Medio Oriente si passa da un minimo del 7% nella Repubblica dello Yemen a un massimo del 49% in Tunisia.

Imprese di proprietà femminile

La partecipazione femminile alla proprietà aziendale è positivamente correlata al livello di reddito dei paesi, ma solo in piccola misura:

  • nei paesi a basso reddito, solo 1 impresa su 4 ha proprietarie donne;
  • nei paesi a reddito medio e alto, i tassi sono rispettivamente del 36% e del 37%.

Partecipazione femminile alla proprietà d’impresa

Tra il 2014 e il 2018, la partecipazione femminile alla proprietà di LLC (Limited Liability Company) è sistematicamente più alta tra le società di nuova registrazione.

Tuttavia, valutando i dati di 44 paesi, la partecipazione femminile alla proprietà d’impresa è maggiore nelle nuove imprese rispetto alle imprese esistenti in soli 12 paesi.

La percentuale più alta è in Nigeria:

  • le aziende di nuova registrazione hanno 17 punti percentuali in più di probabilità di avere una proprietaria donna rispetto a tutte le aziende esistenti.

A Samoa invece abbiamo una “caduta”:

  • l’80% delle aziende esistenti ha una titolare donna;
  • tra il 2014 e il 2018 solo il 36% delle imprese di nuova registrazione ha una titolare donna.

Molte sono i fattori alla base di questi dati e tra questi il principale sembra essere l’accesso ai finanziamenti, che sono distribuiti come vedi nel grafico qui sotto.

Imprese di proprietà femminile

Disponibilità di risorse

Nei paesi a basso reddito, sia gli uomini che le donne hanno maggiori probabilità di risparmiare che di prendere in prestito denaro, mentre nei paesi ad alto reddito, l’indebitamento diventa la fonte privilegiata di risorse.

Tuttavia, secondo il sondaggio Findex del 2017, a livello globale, gli uomini hanno tra il 3% e il 6% in più di probabilità di prendere in prestito dnaro e di risparmiare per motivi di lavoro rispetto alle donne.

Risparmi e finanziamenti

Accesso al credito

Ovunque nel mondo, a eccezione del Nord America, la quota di donne con accesso a un conto finanziario è inferiore a quella degli uomini:

  • in Europa e in Asia centrale, gli uomini hanno il 4% di probabilità in più di avere un conto finanziario rispetto alle donne;
  • in Medio Oriente e Nord Africa, gli uomini hanno il 19% in più di probabilità di avere un conto finanziario rispetto alle donne;
  • nell’Africa subsahariana e in Medio Oriente e Nord Africa, meno del 40% delle donne ha un conto finanziario.

L’esclusione finanziaria rappresenta una grande sfida; stime recenti suggeriscono che le donne imprenditrici devono affrontare un deficit di finanziamento di 1,5 trilioni di dollari.

Il grafico qui sotto riportato rappresenta il differenziale di accesso al credito e ai servizi tra donne e uomini nel mondo.

Accesso al credito

Good news and bad news

Nonostante questi dati poco incoraggianti, vi è anche qualche buona notizia, pur sempre accompagnata da qualche cattiva notizia!

Secondo dati riportati dal World Economic Forum:

  • le donne hanno avviato il 49% delle nuove attività negli Stati Uniti nel 2021, rispetto al 28% del 2019;
  • l’imprenditoria femminile sta crescendo in tutto il mondo, ma permangono molti ostacoli;
  • gli uomini sono ancora più numerosi delle donne per quanto riguarda la proprietà di un’impresa: la proporzione tra uomini e donne è di 3 a 1;
  • Il Global Gender Gap Report 2022 del World Economic Forum mostra che più donne che uomini continuano a essere colpite dalla pandemia.

Insomma, le cose stanno lentamente migliorando e tuttavia rimane ancora molto lavoro da fare.

La coscienza collettiva si sta orientaando sempre di più verso la consapevolezza della “doverosità” della parità di genere, ma sembra che il sistema politico ed economico non segua all’adeguata velocità.

E forse anche le donne stesse hanno ancora bisogno di camminare sulla strada dell’autostima, della consapevolezza del proprio valore, e della capacità di dimostrarlo anche in mondi che tradizionalmente sono sempre appartenuti agli uomini.