Recentemente ho letto un articolo della Harvard Business Review sulle donne e il capitale di rischio.

Più precisamente l’articolo s’intitola “Per le donne fondatrici (di aziende), la raccolta fondi solo da parte di donne finanziatrici di capitale di rischio, ha un costo”.

Il tema della parità di genere nell’imprenditoria è un tema che, sia come donna che come imprenditore, mi è particolarmente caro. Tanto è vero che lo abbiamo già affrontato in questo blog in due articoli precedenti:

I primi dati

I dati riportati nei suddetti articoli sono assolutamente scoraggianti e comunque tutti sappiamo che il mondo è ancora ben lontano dalla parità di genere.

Tuttavia, più ci si sofferma ad analizzare i dati e più si scopre di essere ancora più distanti dalla parità di genere di quanto non s’immaginasse.

Tanto è vero che l’articolo della Harvard Business Review, comincia dicendo “Il capitale di rischio è un gioco da uomini” e i primi dati che riporta sono i seguenti:

  • le società fondate esclusivamente da donne ricevono meno del 3% di tutti gli investimenti in capitale di rischio;
  • le donne rappresentano meno del 15% di coloro che scrivono assegni.

Un’ipotesi di soluzione

L’articolo prosegue dicendo che. nel tentativo di risolvere questa situazione scoraggiante. si è pensato di coinvolgere più donne nel finanziamento di capitale di rischio, in qualità di investitori.

L’idea di base è che le donne siano più propense a investire sulle donne. E in effetti, gli studi hanno dimostrato che gli investitori di sesso femminile sono effettivamente più propensi degli investitori di sesso maschile a investire in donne imprenditrici.

Tuttavia, anche questa sembra essere un’arma a doppio taglio!

Un primo studio

Sempre il suddetto articolo della Harvard Business Review racconta di aver svolto uno studio nel quale hanno analizzato più di 2.000 aziende sostenute da venture capital negli Stati Uniti.

Sono state messe a confronto le aziende guidate da donne che hanno ricevuto un primo finanziamento da tipologie diverse di finanziatori:

  1. finanziatori di sesso esclusivamente femminile;
  2. gruppi di finanziatori che includevano partner maschi.

Ecco quello che hanno scoperto: le prime hanno goduto di una probabilità due volte inferiore rispetto alle seconde di raccogliere un secondo finanziamento.

Un secondo studio

Per scoprire cosa determina questa disparità, i ricercatori hanno svolto un secondo studio.

I ricercatori chiesero a più di 200 studenti MBA (Master Business Administration) e investitori di guardare e di valutare due presentazioni (fittizie) di start-up.

Le due presentazioni erano identiche, eccetto che per alcuni “dettagli”:

  • una presentazione era guidata da “Laura”;
  • l’altra presentazione era guidata da “David”.

Inoltre:

  • a una metà dei partecipanti fu detto che la start-up aveva già ricevuto finanziamenti da”Katherine”;
  • all’altra metà venne detto che la start-up aveva già ricevuto finanziamenti da “John”.

I risultati sono sorprendenti, in quanto la valutazione dei partecipanti sembra essere influenzata dal genere, sia del presentatore che del finanziatore.

Infatti, valutarono la presentazione di Laura:

  • bene come quella di David, quando pensavano che il finanziamento arrivasse da John;
  • meno positivamente quando pensavano che il finanziamento arrivasse da Katherine. Infatti, in quest’ultimo caso, sia i partecipanti di sesso maschile che quelli di sesso femminile, non solo valutarono il discorso in modo meno favorevole, ma valutarono anche Laura come meno competente.

Sembra quindi che:

  • quando  una donna ha un investitore maschio, le persone presumano che debba aver ricevuto l’investimento perché è competente e la sua start-up è forte;
  • ma quando una donna ha un investitore donna, le persone attribuiscano il suo successo al suo genere piuttosto che alla sua competenza.

Di conseguenza, nel secondo caso, eventuali nuovi potenziali investitori sembrerebbero presumere che un’imprenditrice donna sia meno competente, se vedono che è stata sostenuta solo da investitori donne, indipendentemente dalle sue effettive qualifiche.

Un circolo vizioso

Come dicevano, tutto ciò è piuttosto scoraggiante, in quanto le donne sembrano essere in un vicolo cieco:

  • i finanziatori di genere femminile sono più propensi a investire sulle donne rispetto agli investitore di genere maschile;
  • tuttavia, il fatto di essere sostenute solo da donne, è estremamente penalizzante per le donne.

È una situazione del tipo “il cane che si morde la coda”!

Per poter arrivare alle loro conclusioni e per poter così dare un suggerimento alle imprenditrici donne, gli autori dell’articolo della Harvard Business Review evidenziano i benefici e i rischi del sostengo economico “al femminile”.

I benefici del sostengo “al femminile”

I ricercatori evidenziano i benefici del sostengo “al femminile” all’impresa “al femminile”:

  • per le donne è più facile ottenere il sostengo da parte delle donne. Abbiamo infatti visto che le donne vedono più facilmente il potenziale femminile  rispetto agli uomini;
  • il networking tra donne è più naturale, spontaneo e rilassato di quanto non lo sia con gli uomini;
  • è più probabile che un’imprenditrice donna stabilisca un rapporto di “mentoring” con un’investitrice donna.

I rischi del sostegno “al femminile”

Gli autori evidenziano, reciprocamente, anche i rischi del sostengo “al femminile”:

  • in primo luogo, abbiamo giù visto che le imprenditrici donne, sostenute finanziariamente dalle donne, rischiano di venir prese meno sul serio e di dover faticare per poter ottenere finanziamenti successivi:
  • allo stesso tempo, gli investitori donna sono ancora troppo pochi e tendono a concentrarsi in fondi che si occupano d’investimenti in fase iniziale, dove il rischio è maggiore e i fondi investiti sono minori. Le donne non controllano ancora risorse sufficienti per continuare a investire in aziende guidate da donne man mano che crescono.

Questo paradosso penalizza il successo a lungo termine delle donne che scelgono di fare impresa!

Le conclusioni dei ricercatori

Pur auspicando interventi incisivi da parte di chi ha il potere di farlo, le autrici dell’articolo (donne), non possono far altro che prendere atto della situazione attuale e dello stato delle cose.

Nel mondo imperfetto di oggi, suggeriscono perciò alle donne imprenditrici di fare uno sforzo in più per ottenere finanziamenti da parte di finanziatori di genere maschile fin da subito, così da facilitare la strada verso la crescita futura.

Insomma, il messaggio è chiaro e lampante: “dobbiamo cercare di fare il meglio della situazione con le poche risorse che abbiamo”. E lo capisco, hanno assolutamente ragione; si fa quel che si può!

Ma è altrettanto chiaro però che, nonostante ogni tanto si abbia l’illusione di vivere in un mondo culturalmente evoluto, in realtà ci sai ancora tanta, ma tanta, strada da fare!